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Manutenzione del defibrillatore, tutto quello che volevi sapere

Edward Aloysius Murphy, era uno scienziato militare dell’United States Army Air Corps. Forse il suo nome non vi suona familiare ma è a lui che dobbiamo la più conosciuta Legge di Murphy.
L’assioma cardine di tale legge può essere riassunto in:
«Se qualcosa può andare storto, lo farà».
Ora, tralasciando i vari scongiuri che il leggere queste prime righe vi ha portato a fare, pensiamo a questa legge applicata ad una già critica situazione che praticamente nessuno vorrebbe mai trovarsi a dover fronteggiare: usare un defibrillatore durante una rianimazione cardiopolmonare!!
Sappiamo cosa state pensando: «cavolo! Già il fatto che sto facendo una rianimazione vuol dire che la Legge diu Murphy ha già fatto il suo dovere!». In realtà le cose possono andare peggio, molto peggio, il defibrillatore potrebbe non funzionare perchè nessuno si è mai degnato di fargli un minimo di manutenzione! In cuor tuo sai che Murphy ha sempre ragione…
Uno scenario a dir poco catastrofico ma sicuramente evitabile!

Se ti sei riconosciuto in uno dei tanti che ha acquistato un defibrillatore e non lo ha mai praticamente fatto uscire dall’imballaggio perchè “con quello che lo abbiamo pagato” allora questo articolo fa al caso tuo!

Il defibrillatore, come tutti gli strumenti di questo mondo, necessita di una manutenzione periodica, di un utilizzo e stoccaggio consoni. Fortunatamente, non si deve ricorrere a specialisti o “ammiocuggino” che è un bravo elettricista, basterà seguire le indicazioni del fabbricante per alcune sue parti che analizzeremo di seguito.
Il primo passo: leggere le istruzioni del fabbricante
Se lo avete già fatto, allora tutto ciò che vi stiamo per dire lo avete già ben chiaro in testa. Se non lo avete ancora fatto, leggete questo post e andate a studiare il vostro manuale di utilizzo del defibrillatore per trovare le parti relative a questa discussione! Non ci sono scuse!

Stoccaggio

Il defibrillatore va tenuto in un posto asciutto, accessibile, al riparo da urti e da temperature estreme. Esistono in commercio delle teche prodotte dai fabbricanti sia per esterni che per interni. Sono la migliore soluzione.

Manutenzione

Con questo termine si intendono verifiche cadenzate e sostituzione di parti che vanno periodicamente cambiate secondo le istruzioni del fabbricante. In gere si riferiscono alle piastre e alla batteria.
Le piastre degli elettrodi si cambiano ogni due anni, la sostituzione è, in genere, molto seplice e, a seconda del modello, può bastare disconnettere le vecchie piastre e connettere le nuove.
La batteria ha invece una durata variabile e va sostituita non appena si è vicini alla scadenza.
Ogni defibrillatore ha un sistema di autodiagnosi periodico che controlla l’efficenza di placche e batteria, ma perchè questo sistema di autocontollo funzioni si deve, a intervalli regolari, guardare il defibrillatore e vedere se manifesta anomalie. Potrebbe essere un suono o una luce lampeggiante o semplicemente, dirci che le placche vanno sostituite o la batteria è fuori uso.

E se pur facendo tutto questo la legge di Murphy vincesse lo stesso?
Si dice che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo! Per cui se succedesse che proprio in quel momento le batterie cedano, o le placche si guastino è bene avere una prova, anche legalmente parlando, che si è fatto sempre di tutto affinchè il defibrillatore fosse in ottimo stato. A tal proposito consigliamo di tenere un registo dove, con cadenza settimanale, un addetto verifichi l’autodiagnosi e lo stato del DAE. Che si verifichi la data di scadenza prevedendo di ordinare le nuove placche prima che quelle in uso scadano. Stesso discorso vale per la batteria. L’addetto deve essere quindi una persona che sappia ciò che sta facendo e abbia letto il manuale d’uso del defibrillatore. In questo modo, se il defibrillatore dovesse guastarsi per un evento imprevisto, sapremo di aver fatto tutto in regola, vittime, ancora una volta, della spietata legge di Murphy!