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Subacquei e ambiente: dalla plastica al mangiare pesce

Solitamente in questo blog, quando abbiamo parlato di immersioni, lo abbiamo sempre fatto in relazione ai nostri corsi per subacquei ad Udine, trattando temi come la corretta formazione e le immersioni in sicurezza. Oggi invece vogliamo dare al nostro articolo un taglio estremamente…. affilato! E vi assicuriamo che lo facciamo per un buon motivo.

Quando si inizia il percorso da subacquei, tra maschere da svuotare e erogatori da recuperare non si pone spesso molta attenzione alla componente ambientale e all’importanza che un subacqueo può avere in tal senso…ma andiamo con ordine.

I problemi dell’ambiente marino sono inquinamento e sovra pesca. Negli ultimi tempi il problema della plastica è molto sentito e ci si è resi conto che la contaminazione da microplastiche interessa tutti gli oceani del globo. Se per le microplastiche un subacqueo non può fare molto molto si può fare per le plastiche “macro”.

Una buona idea sono le così dette immersioni di pulizia dei fondali organizzate da diversi club. Bisogna farle in sicurezza sapendo quali rifiuti rimuovere per non arrecare danni togliendo rifiuti che ormai sono stati inglobati dalla vita marina e fanno, loro malgrado, parte dell’ambiente marino. A tal proposito esistono delle ottime guide online scaricabili sul sito della Project Aware https://www.projectaware.org.

Un primo passo quindi potrebbe essere quello di organizzare con il proprio club una immersione di pulizia dei fondali oppure, se non si è parte di un club, partecipare ad una pulizia dei fondali organizzati da altri.

I subacquei anzi, dovrebbero più di altri limitare l’uso della plastica in tutte le sue forme, vedendone gli effetti disastrosi in prima persona.

Veniamo ora al secondo e più scomodo problema dell’ambiente marino: la sovra pesca.

Dati alla mano presi dai dati della FAO consultabili sul seguente link https://reliefweb.int/report/world/state-world-fisheries-and-aquaculture-2018 .

dicono che il 33% del pesce pescato monitorato dalla FAO, quindi solo quello monitorato, proviene da pesche non sostenibili. Nel mediterraneo la situazione è ancora peggiore dove il livello di insostenibilità arriva al 62.2%.

Cosa fare dunque? Beh la risposta è sempre quella: evitare di mangiare pesce. Si potrebbe aprire un dibattito su mille metodi di pesca che qualcuno può ritenere più o meno leciti ma al momento, ci sentiamo di consigliare assolutamente di evitare il consumo di pesce in toto. Poi ciascuno farà nel privato le proprie scelte. Non dimentichiamo poi che una gran parte della plastica nel mare proviene da kilometri e kilometri di reti e fili da pesca abbandonati che continuano a uccidere e distruggere portati alla deriva dalle correnti marine. È magari scomodo da leggere e potrà essere esagerato o strano per alcuni di voi, ma è altrettanto strano vedere tavolate di subacquei banchettare con piatti a base di pesce e lamentarsi che non c’è più il pesce che c’era una volta.