“Primo soccorso” per bambini: cosa cambia?
Iniziamo subito con una chiarificazione terminologica. Nel linguaggio comune pensiamo che il pronto soccorso pediatrico sia l’insieme delle manovre per soccorre dei bambini. In realtà il termine pronto soccorso si riferisce ad una struttura presente normalmente negli ospedali, mentre il primo soccorso è l’insieme delle tecniche atte a stabilizzare un paziente fino all’arrivo dei soccorsi qualificati. Quindi in questo approfondimento non analizzeremo il pronto soccorso pediatrico bensì il PRIMO SOCCORSO pediatrico! Giusto per essere chiari.
Chi sono i bambini
Nel primo soccorso l’età pediatrica si divide in due fasce: gli infanti e i bambini. Gli infanti vanno da 0 a 1 anno d’età. I bambini da 1 anno fino alla pubertà. Queste divisioni servono a darci un’idea su come quello che è considerato pediatrico nel primo soccorso potrebbe non esserlo nel linguaggio comune.
Alcuni aspetti psicologici del soccorso pediatrico
Sempre, quando si approccia un paziente, la componente psicologica di chi soccorre e di chi è soccorso è di primaria importanza. Nell’ambiente pediatrico lo è ancora di più. Se si prende in esame, per esempio, un lattante la componente psicologica dei genitori è ovviamente da considerare. Come approcciarsi? Si fideranno di noi? Le raccomandazioni sono quelle di rassicurare i genitori, respirare e non farsi prendere dal panico, dire che si è li per aiutare. Una buona idea potrebbe essere quella di dare dei compiti ai genitori se in grado e non troppo emotivamente sotto shock.
In un bambino invece è necessario considerare la sua componente psicologica soprattutto se da solo. È opportuno abbassarsi all’altezza del bambino per parlare con lui allo stesso livello. Consigliabile domandare dove siano i genitori e non colpevolizzarlo dell’accaduto. È bene avere un altro adulto come testimone dell’accaduto, come si sa spesso le manovre di controllo possono essere dubbie, pensiamo a scoprire un torace o allentare dei vestiti stretti.
Manovre e protocolli della RCP (tratto dal libro Assistente Bagnanti: primo soccorso)
Di seguito vi riportiamo le differenze che intercorrono tra una normale valutazione primaria che normalmente fareste su un adulto rispetto a quella pediatrica. L’estratto è parte del nostro e-book consultabile a seguente link https://life-fvg.it/ebook/
Valutazione primaria Pediatrica
In questa sezione analizzeremo tutte le fasi che differiscono dalla normale valutazione primaria di un paziente, se una sezione non è presente significa che si procede come in una valutazione primaria per un adulto.
Valutazione dello stato di coscienza
Si chiama la vittima senza scuoterla, si pizzicano i muscoli del trapezio e nell’infante si possono anche pizzicare i piedi.
Valutazione del respiro
Nell’infante non si iperstende la testa ma la si mette in posizione neutra.
Chiamata al 112
Se ci si deve allontanare dal paziente per chiamare il 112 prima si deve necessariamente fare un minuto di rianimazione cardiopolmonare. Nel bambino si faranno cinque insufflazioni e tre cicli di 15 : 2. Per l’infante invece lo si porterà con noi e si inizia la rianimazione pediatrica mente andiamo a chiamare il 112.
P.L.S.
L’infante va messo sul fianco con un sostegno dietro la schiena per mantenerlo in posizione.
Ventilazioni
Questa è un’altra delle differenze profonde rispetto ad una valutazione primaria su un adulto. Nell’ambito pediatrico si considera SEMPRE LA VITTIMA INCOSCIENTE CHE NON RESPIRA COME SE LO FOSSE PER CAUSA ASFITTICA pertanto si inizia sempre con le 5 ventilazioni per poi procedere con il normale 15 : 2.
Infante:
Affinché le ventilazioni siano efficaci nell’infante si dovrà:
mantenere la testa in posizione neutra;
ventilare, in mancanza di presidi, bocca – bocca/naso;
usare palloni di rianimazione che devono essere, nelle misure della maschera e del serbatoio, pediatrici specifici per infante;
insufflare con prudenza per evitare danni polmonari, appena il torace si solleva smettere di insufflare.
Bambino:
Affinché le ventilazioni siano efficaci nel bambino si dovrà:
insufflare con prudenza per evitare danni polmonari, appena il torace si solleva smettere di insufflare;
usare palloni di rianimazione che devono essere, nelle misure della maschera e del serbatoio, pediatrici specifici per bambino.
15 : 2
Le compressioni
Infante:
Le compressioni differiscono completamente rispetto ad un adulto:
sono fatte con due dita al centro del torace, appena al di sotto della linea tra i capezzoli. Con due o più soccorritori, comprimere con 2 pollici con le mani che cingono il torace, al centro dello stesso, appena al di sotto della linea tra i capezzoli.
Comprimere per almeno un terzo del diametro del torace, circa 4 cm.
Comprimere il torace con una frequenza di 100-120/min.
Il tempo di compressione e di rilasciamento deve essere di 1:1 come per l’adulto; si deve consentire la completa riespansione del torace dopo ogni compressione.
Ridurre al minimo le interruzioni delle compressioni.
Bambino:
Nel bambino le compressioni sono identiche a quelle dell’adulto soltanto si dovrà:
comprimere con una mano, due se il bambino è obeso o grande;
comprimere per almeno un terzo del diametro del torace.
Defibrillatore
Infante:
L’uso del defibrillatore non è indicato nel lattante salvo patologia cardiaca nota.
Bambino:
Il defibrillatore nel bambino si usa come nell’adulto varia la posizione delle placche a seconda che si abbiano o meno delle piastre pediatriche a disposizione.
Le piastre pediatriche si mettono sul torace posizionandole normalmente come nell’adulto.
se non si hanno a disposizione piastre pediatriche si utilizzeranno normalmente quelle da adulto posizionandole in maniera antero-posteriore cioè una davanti sullo sterno e una dietro tra le scapole.
L’ostruzione delle vie aeree
Quando pensiamo al primo soccorso pediatrico (avete notato l’errore terminologico vero?) non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni sull’ostruzione delle vie aeree.
Prevenzione
Come non forse tutti sanno la prevenzione è fondamentale, in alcuni frangenti il ruolo dei genitori fa la differenza in altri invece il contesto deve essere idoneo. Andiamo con ordine, se pensiamo a dei giocattoli ad esempio essi dovranno essere adatti all’età del bambino/infante, bisogna fare attenzione quando le due cose si mescolano. In un contesto in cui due fratelli di diverse età giocano assieme potrebbero esserci dei giochi con parti inalabili involontariamente. Quindi la supervisione in questi casi, unitamente ad una buona educazione, è d’obbligo.
Un contesto invece dove il ruolo dei genitori la fa da padrone sono i momenti in cui i bambini mangiano. Vi daremo schematicamente dei consigli su come prevenire problemi molto seri!
- Quando si mangia si mangia! Mia nonna, saggia donna, lo diceva sempre: “Quando si mangia si mangia perché si è a braccetto con la morte!”. Niente di più vero, ma anche niente di più evitabile! A tavola niente cellulari, tablet o televisione, così che i bambini si ricordino di masticare bene, seduti composti non ci si alza o corre.
- Tagliare nel modo giusto le pietanze che potrebbero essere pericolose. Alcuni cibi rispetto ad altri possono favorire l’insorgere di incidenti da soffocamento. Alcuni sono ovvi, altri invece sono meno palesi, alcune delle caratteristiche che ci devono allertare sono:
- essere piccoli,
- essere rotondi,
- avere forma cilindrica conforme alle vie aeree del bambino) wurstel, uva, pomodori ciliegina, ciliegie…),
- essere appiccicosi (stracchino)
- sono alimenti che pur tagliati non perdono la loro consistenza (pere, pesche, prugne, susine),
- lo sfilacciarsi (prosciutto crudo, mozzarella, ..),
- avere una forte aderenza (carote julienne, prosciutto crudo)
Specifichiamo che questi alimenti non sono pericolosi di per sé ma lo diventano se non somministrati correttamente. Ad esempio spesso ai bambini vengono proposti dei wurstel. Se si tagliano a rondelle il problema di soffocamento non cambia perché anche tagliati rimangono comunque dei dischi del diametro di una trachea! Tagliare quindi a cubetti piccoli, o forse evitare di dare dei wurstel a dei bambini ;).